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Alla ricerca del
Dio nascosto.
Tra astratto o informale, tra quattro scale di colore, tra quattro stagioni, nelle mie emozioni, ma è soprattutto nella ricerca del colore bello, che definisce il lavoro, che cerco il mio Dio nascosto. Come dice Kandinsky “in ogni quadro può esserci racchiusa un’intera vita, una vita piena di dubbi, di ore d’entusiasmo e di luce”. Nei miei dipinti l’oggetto, concreto o astratto che sia, ha la sola funzione di contenere il mio dato interiore: per leggere i miei sentimenti e le mie emozioni , occorre guardare al colore e alla sua strutturazione nella tela, e non necessariamente all’oggetto che lo contiene. E’ il colore che ha la forza di fare emozionare l’anima; come dice ancora Kandinsky “l’armonia dei colori è fondata su un principio: l’efficace contatto con l’anima” e ancora ”l’artista deve fissare gli occhi sulla sua vita interiore, tendere l’orecchio alle sue necessità interiori”. Nei miei dipinti il dato pittorico è legato alla natura, alle sue forme si ispirano molti dei miei lavori; resto spesso stupito di fronte ad essa e alle sua infinita bellezza, ai suoi fenomeni sempre nuovi e diversi: il dato naturale viene mediato dal nostro io interiore, siamo liberi di modificarlo al fine di creare un insieme esteticamente bello, che possa esprimere, in una sintesi equilibrata e piacevole, il nostro sentimento. L’artista è autorizzato ad usare le forme naturali per creare una composizione piena di spiritualità. Trovare il giusto rapporto di colore, la giusta struttura compositiva, i migliori accostamenti per fare combaciare memoria e realtà pittorica è il mio obbiettivo, la ricerca del mio Dio nascosto; un Dio mai completamente svelato, perché alla fine rimane sempre il desiderio di andare oltre, tutto viene proiettato al prossimo lavoro con l’intento di esprimere sempre meglio ciò che, piano piano, lavoro dopo lavoro, diventerà una più matura consapevolezza del sè. Nello Stravagario di Pablo Neruda vediamo come il poeta, lasciati i temi eroici, si racconta entrando in uno spazio più intimo, interiore; il poeta ci racconta come la natura e le cose del mondo vengano a far parte della sua intimità, come i colori, le sensazioni, i ricordi lo portino ad una riflessione interiore sulla vita e sul mondo. Questo modo di vedere le cose, sentendo profumi, vedendo i colori, guardando alle bellezze della natura, è anche il mio modo di prendere spunto per realizzare i miei quadri, che così si fanno spazio interiore. Paolo Bottioni
Poesia di Pablo Neruda
da “Pastorale”
dalla raccolta Stravagario Vado copiando montagne, fiumi, nubi, levo la penna dal taschino, annoto un uccello che sale o un ragno nella sua fabbrica di seta, non mi sovviene altro: sono aria, aria aperta, dove circola il frumento e mi commuove un volo, l’incerta direzione di una foglia, il rotondo occhio di un pesce immobile nel lago, le statue che volano nelle nubi, le moltiplicazioni della pioggia. Altro non mi ricordo che del trasparente Estate, altro non canto che il vento, così passa la storia col suo carro raccogliendo sudari e medaglie, passa, e io non sento che fiumi, rimango solo con la primavera. Pastore, pastore, non sai Che ti attendono? Lo so, lo so, ma qui vicino all’acqua, mentre crepitano e ardon le cicale anche se m’attendono voglio aspettarmi, anch’io voglio vedermi, voglio sapere alfine come mi sento, e quando arriverò dov’io m’attendo mi addormenterò morto dal ridere. |